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Un’intervista per conoscere il musicologo che condurrà Around EstOvest

Un’intervista per conoscere il musicologo che condurrà Around EstOvest

Accanto ai concerti, il programma di EstOvest 2017 si arricchisce di un ciclo di incontri di approfondimento intitolato “Around EstOvest”. Tre appuntamenti, nella cornice della libreria-bistrot Bardotto di Torino, per discutere di musica e non solo a partire dai temi dei concerti, in compagnia di pubblico ed esperti.

Ma conosciamo più da vicino Marco Testa, il curatore e moderatore degli incontri di AROUND EstOvest.

 

 

Buongiorno Marco. Anche in questa edizione sarà lei a condurre gli incontri di Around. Non è la prima volta vero?

Questo è il secondo anno che il coordinamento artistico del Festival EstOvest mi affida il coordinamento degli incontri di “Around”, cosa di cui sono grato e che certamente mi onora.

 

Perché Around? Quale il senso di questi incontri?

Per sua stessa natura, EstOvest è un universo variegato, una piattaforma in cui si confrontano le più diverse esperienze. Around è per così dire una scusa e un’occasione, partendo proprio dalla musica, per poter parlare di tutt’altro, ma tenendo sempre la musica come riferimento e calderone d’ispirazione e contenuti.

 

Tre appuntamenti. Ce li può ricordare?

Si parte giovedì 19 ottobre con “Lutero, a cinquecento anni da un’idea”, titolo che (qui forse deluderò alcuni e rinfrancherò altri) non vuol significare che la serata sarà interamente polarizzata intorno alla figura del celebre monaco tedesco: si ragionerà (necessariamente per sommi capi) di alcuni aspetti del rapporto tra società e religione, sull’apporto delle Chiese riformate nella storia occidentale e naturalmente sul forte legame esistente tra protestantesimo luterano e musica.

Il secondo incontro, che si terrà il 2 novembre, verterà sul rapporto tra genio e follia. Titolo dell’appuntamento sarà “Follia e capolavori in musica”, ma non mancheranno riferimenti ad altri campi dell’arte, considerata l’autorevolezza e la preparazione dei relatori. “Around” si concluderà il 30 novembre con “Architettura e potere”, che richiama il celebre testo di Deyan Sudjic e riserverà delle sorprese.

 

La religione, la follia creativa, architettura e potere. Tre grandi temi. Esiste un fil rouge? Quale rapporto vede con il tema di questa edizione del festival “spiriti musicali”?

Più che dall’intreccio dei temi, personalmente ritengo che il fil rouge sia rappresentato dal modo in cui i temi medesimi vengono affrontati: tutti i relatori sono persone che hanno un proprio legame (diretto o meno, professionale o meno) con la musica, ciò che almeno in certi casi condizionerà, io credo positivamente, la natura del loro intervento: è la musica il vero fil rouge che unisce temi e interventi.

 

Il parterre degli ospiti di Around è molto variegato. Come vengono scelti? Ci può anticipare qualche nome?

Variegato perché uno degli spiriti principali di “Around” è trattare temi complessi da differenti angolature, con differenti punti di vista. Il criterio di scelta si riassume in questo: una combinazione tra autorevolezza del relatore e la sua capacità di comunicare e stimolare l’uditorio. Come a dire che il rigore scientifico non è sufficiente e dovrà incardinarsi in una certa capacità di comunicare.

Per quanto riguarda i nomi, eccoli: Enrico Demaria, Adele Zaglia e Roberto Scagno per “Lutero, a Cinquecento anni da un’idea; Benedetta Saglietti, Piergiorgio Testa e Luca dal Pozzolo per “Follia e capolavori in musica”; Carlo Italo Zanotti, Francesca Cola e Maria Stella Busana per la serata di chiusura di “Around”, “Architettura e potere”. Ovviamente i relatori saranno tutti presentati all’inizio di ogni conferenza.

 

Dopo gli ospiti, parliamo di lei. Un curriculum da storico e archivista, ma anche tanta musica. Qual è il suo percorso?

Più che una scelta, la musica è stata una condizione in cui mi sono trovato a vivere sin da bambino. Di questo non sarò mai abbastanza grato alla mia famiglia. Per tutto il mio percorso formativo ho portato avanti studi storici (e poi storico-archivistici) parallelamente a quelli musicali, convinto peraltro (perlomeno nel mio caso) di come l’uno rappresentasse il compimento dell’altro. Successivamente è sopraggiunta l’esigenza di provare a scrivere sulla musica con l’occhio dello storico o aspirante tale: maestri ideali mi sono stati in questo credo principalmente due personaggi stupidamente detestati per le loro idee politiche quanto però dottissimi oltre che provvisti di un genio fulminante: Piero Buscaroli e Paolo Isotta.

 

Che musica nella sua autoradio?

Appartengo a quella strana categoria di persone che preferiscono i mezzi pubblici all’auto, per cui niente autoradio! Ma durante le mie passeggiate cittadine ascolto Bach come Van Halen, Enya come Bobby McFerrin, Frescobaldi, Brahms, Debussy, ma anche i Dream Theater, Frank Gambale e persino i Red Hot Chili Peppers! Potrà forse stupire un quadro tanto disomogeneo. Aggiungiamo un po’ di retorica, ma in cui credo fermamente: è la stessa disomogeneità (ma soltanto apparente) dei miei personali interessi, alla cui unità sono in certi casi continuamente richiamato.

 

Se Bach risuscitasse oggi, secondo lei cosa penserebbe del nostro mondo (musicale e non)?

Johann Sebastian Bach rappresenta la tradizione con la ‘t’ maiuscola e la sua iconografia lo rappresenta sempre accigliato, distante, severo come lo stile del suo contrappunto. Non voglio dire che non lo fosse del tutto, ma che le purtroppo lacunose notizie relative alla sua personalità non sono in grado di fornirci un quadro completo. Personalmente non credo si scandalizzerebbe, una volta compresi i meccanismi della nostra società (musicale e non). Poi, certo, faticherei a immaginarlo a un concerto degli One direction… e se Fedez gli offrisse un milione di euro per scrivergli gli arrangiamenti per il nuovo disco, credo che il nostro Bach risponderebbe con un “Mein Gott, ma chi sei? Studia setticlavio!”. Scherzi a parte, credo riuscirebbe in breve tempo a comprendere le opportunità, ovviamente assolutamente impensabili per un uomo del suo tempo, che la nostra società potrebbe regalargli, e sono certo che riuscirebbe a sfruttare al meglio tali opportunità. Non sono affatto convinto che Bach fosse quell’inguaribile passatista che sovente si seguita a ritenere. Non lo credo affatto. Ma è solo una mia sensazione, magari potremo parlarne in futuro… Ciò detto, sogno Bach che rielabora gli arrangiamenti per i Symphony –X … che scrive altri due libri del Clavicembalo Ben Temperato e che magari mi regala il suo clavicordo…

 

Il coordinatore artistico Claudio Pasceri ha detto che l’ascolto di tanta musica contemporanea è comprensibile anche ai profani, una volta capita la chiave di lettura e il filo logico. Lei è d’accordo?

Sono d’accordo, a patto di tenere a mente, per prima cosa, che non esiste una categoria omogenea con la dicitura ‘musica contemporanea’ (che poi, antica questione, vi vengono ancora inclusi i musicisti della seconda scuola di Vienna – Schönberg e Berg ad esempio – che furono attivi un secolo fa!). Poi c’è l’altra questione: non credo che il “profano” non possa apprezzare la musica contemporanea quanto un ‘addetto ai lavori’. E’ ovvio che l’addetto ai lavori abbia dei mezzi culturali e tecnici che meglio potranno aiutarlo nella comprensione del contesto, ma non necessariamente ad apprezzarne maggiormente la musica. Non ricordo più chi disse (credo comunque fosse un famoso interprete) che generalmente i profani sono i migliori ascoltatori, perché più spontanei e meno ruffiani. Potrà sembrare demagogico, ma ritengo vi sia del vero.

 

Qual è il pubblico ideale di questi incontri e quale l’atmosfera?

Chiunque ritenga che la complessità delle cose passi anche attraverso la comunicazione interdisciplinare. Chiunque sia interessato a temi tutt’ora traboccanti di collegamenti con l’oggi e con la società in cui viviamo e ami vivere. Tutto questo all’interno di una cornice leggera, amica, confidenziale direi, che la libreria Bardotto saprà certamente garantire.

 

AROUND ESTOVEST
Around “Lutero, a Cinquecento anni da un’idea”

Progetto musicale connesso: “Undici ore dopo il tramonto”

Giovedì 19 ottobre h. 18.00
Libreria-Bistrot Bardotto – Via Giuseppe Mazzini 23D, Torino

INGRESSO GRATUITO

  1. 19.00 Aperitivo

Modera:
Marco Testa, musicologo

Relatori:
Roberto Scagno,
docente di lingua e letteratura romena, Università di Padova
Enrico Demaria,
direttore del coro “Abbazia della Novalesa”
Adele Zaglia,
studentessa al liceo “Alfieri” di Torino

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