Quando l’anima si può toccare… Oltre alla musica “suonata”, uno sguardo a quella “progettata”
Intervista a Bernard Neumann, una delle “glorie” della liuteria mondiale.
La musica, si sa, è spirito creativo ma anche calcolo e struttura: simile, sotto questo aspetto, all’architettura. A questa suggestiva affinità EstOvest Festival 2017 ha dedicato il secondo appuntamento di EstOvest OFF, l’iniziativa che porta la grande musica di oggi in luoghi del tutto inusuali, contesti di lavoro e di vita quotidiana, capaci di arricchire l’ascolto di una dimensione tutta nuova. Così la serata di ieri, 18 novembre, si è tenuta nello studio torinese Artom&Zanotti Architetti Associati che ha sede nella Casa Antonelli di via Vanchiglia 9, l’ambiziosa dimora che Alessandro Antonelli progettò nel 1846, a pochi passi dalla sua Mole, e in cui visse fino alla morte. Un luogo solitamente chiuso al pubblico, in cui convivono nuove idee progettuali e storia. Si ha avuto inizio alle ore 18.30, con l’intervento di un ospite d’eccezione, Bernard Neumann, uno dei massimi liutai in attività, curatore del celebre contrabbasso detto “Il Biondo” di Gasparo da Salò (1540-1609) tra i primi maestri della liuteria insieme ad Andrea Amati (circa 150 anni prima di Stradivari). A seguire, il concerto dei violinisti Adrian Pinzaru ed Eilis Cranitch ha intessuto un dialogo suggestivo tra le parole di Neumann, la musica e la straordinaria cornice dell’evento.
Per la prima volta dunque EstOvest festival ha dato spazio, accanto alla musica, ad un importante momento di approfondimento sull’architettura del suono e la costruzione degli strumenti, pratica in cui si fondono creatività e perizia artigianale.
Conosciamo meglio il liutaio Bernad Neumann, nato in Canada, perfezionatosi a New York e in Italia, socio del prestigioso laboratorio e marchio Carlson & Neumann di Cremona, una delle glorie della liuteria contemporanea italiana che tutto il mondo ci invidia. Lo abbiamo intervistato subito dopo la conferenza che ha tenuto presso Artom&Zanotti dove ha proiettato al pubblico varie immagini legate alla sua esperienza a contatto con grandi strumenti. Una lezione interessantissima sulla storia del violino dagli albori ad oggi e sulle tecniche antiche e più moderne di costruzione artigiana.
Buonasera Signor Neumann, la ringrazio di rispondere anche alle mie domande, dopo le numerose del pubblico. Presentiamo lei e la sua attività anche a chi non ha potuto essere presente qui stasera. La prima cosa che le vorrei chiederle è se è necessario avere delle competenze musicali pregresse per intraprendere il percorso della liuteria artigiana oppure è possibile per chiunque.
Ognuno approda alla liuteria in maniera diversa. La musica ha sempre fatto parte della mia vita e la liuteria ha riempito una delle tante sfaccettature per me importante.
Vuole raccontarci, nella sua esperienza, come è passato dalla musica “eseguita” (vediamo infatti che lei ha studiato violino…) a quella “progettata”? C’è stato un avvicinamento graduale alla materia oppure quando ha deciso di intraprendere la Scuola di Liuteria di Cremona aveva già deciso che la sua strada era quella dell’artigiano del suono e non del musicista? C’è qualcuno che l’ha sostenuta in questa scelta?
Diciamo che il seme della liuteria è stato piantato dal mio nonno materno che ha visitato Cremona, città natale di Stradivari. Io da piccolo imparavo a suonare il violino e me ne ha parlato. Finito gli studi universitari l’idea della liuteria è riaffiorata e mi sono attivato per imparare questo mestiere. Più lo facevo, più lo faccio, più ne rimango affascinato. La mia famiglia mi ha sempre sostenuto e anche l’Ente per la Cultura Canadese con una borsa di studio.
Volendo indirizzare un giovane verso la sua identica carriera cosa gli consiglierebbe? Quali le insidie, quali i punti di forza?
Il consiglio che darei è di non avere fretta di mettersi in proprio. La liuteria è un mestiere che richiede anni di apprendimento. Anticamente si imparava in bottega. Adesso ci sono scuole e corsi per le tecniche costruttive. Il sapere della liuteria è vecchio circa cinquecento anni ed è un’insidia credere che solo avendo frequentato la scuola si possa già aver capito abbastanza del mestiere
Il laboratorio Carson e Neumann di cui lei è socio è stato curatore di una prestigiosa collezione di strumenti musicali che ha compreso anche il “Cannone”, il violino Giusepe Guarneri “del Gesù”, del 1743 appartenuto a Niccolò Paganini. Cosa si prova a tenere in mano uno strumento che rappresenta l’ideale di perfezione dal punto di vista architettonico e artistico?
Tenendo in mano questo genere di strumento sento uno stretto legame con il passato della liuteria e della vita dei musicisti che l’hanno suonato. Questi strumenti contengono una ricchezza di idee concettuali, come quello che si prova davanti a quadri, sculture o brani musicali… Cerco di carpire più impressioni possibili per creare un mio bagaglio di conoscenze.
In EstOvest 2017 una delle tematiche affrontate è il rapporto tra l’architettura e la musica. Lei, che è una specie di “architetto del suono”, potrebbe lasciare un contributo su questo argomento, in riferimento però alla sua materia specifica che è la liuteria?
Più che architetto del suono direi di essere scultore con finalità acustica. Per raggiungere lo scopo serve la manualità, la conoscenza dei materiali e un occhio per le forme “giuste” della scultura delle tavole della cassa armonica.
Ci interessa anche il suo rapporto con l’esecutore. Lei non solo costruisce gli strumenti ma li ripara anche. Se pensiamo agli strumenti come degli esseri “animati” dalle mani dell’esecutore, si potrebbe dire che lei è una specie di “Dottore”. Spesso infatti i musicisti le chiedono di intervenire per risolvere vari problemi. Quali sono gli interventi che le chiedono con maggiore frequenza e quali i più delicati?
Un liutaio può scegliere di avventurarsi nel campo del restauro dopo aver imparato a costruire. Il musicista deve sentirsi in simbiosi con il suo strumento e mi piace trovare il modo perché questo possa avvenire. Richiede una propensione per interloquire per fare l’anamnesi, poi molta esperienza a livello tecnico per raggiungere il risultato. L’intervento più comune è scovare la prontezza di risposta dello strumento, che ha a che fare con l’anima, il ponticello e la tastiera.
L’anima delle persone non si tocca, è come la coscienza.. L’anima degli strumenti ad arco invece si può toccare ma è meglio farlo fare ad un esperto come lei. I musicisti infatti non si avventurano da soli in questo campo minato. Che cos’è l’anima, a cosa serve e perché è così difficile “maneggiarla”?
L’anima del violino è un cilindretto di abete adattato all’interno della cassa armonica. Principalmente fa da colonna portante che aiuta la tavola a reggere la pressione delle corde. Il suo compito si estende a comunicare le vibrazione dalla tavola al fondo. Il punto di collocazione è molto importante nel regolare l’equilibrio tra toni acuti e bassi dello strumento. Il liutaio può fare piccoli spostamenti dell’anima per trovare insieme al musicista il punto quando questo equilibrio è raggiunto.
Ultima domanda per la quale non pretendo una risposta necessariamente scientifica. Dicono che alcuni strumenti “assorbono” quasi magicamente il suono, e quindi anche il carattere e il temperamento, di chi li ha posseduti e suonati per molto tempo. Lei pensa che sia vero oppure che sia soltanto un’affascinante leggenda?
Penso che gli strumenti possono essere influenzati dal modo di suonare. Però non è qualcosa che rimane per sempre. Quello che rimane sono le caratteristiche sonore dello strumento di per sé. Credo che il musicista sia affascinato da questa sonorità di base che è stata apprezzata a sua volta da chi l’ha suonato prima di lui.
La ringrazio molto Signor Neumann. Invitiamo tutti i nostri lettori a visitare Cremona, per vedere il “Museo del violino” della Fondazione Stradivari e per osservare il lavoro artigiano di un grande artista come lei presso la Carlson&Neumann in via Robolotti 14/16 (http://www.ccnviolins.it).